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Cinque killer contro i reni


Se non hai fattori di rischio i tuoi reni sicuramente funzionano bene. L'insufficiente funzione renale in questi casi è rara, meno dell'1%. Ma se ti sono stati diagnosticati da tre a cinque fattori di rischio (ipertensione, diabete, sovrappeso e magari anche colesterolo elevato e fumo o sedentarietà) la tua funzione renale ha certamente qualche problema. La frequenza di una malattia renale di fatto aumenta in pazienti di questo tipo sino al 9,2%. La prevenzione, primaria e secondaria, è l'unico mezzo per salvare la salute del rene.



A cogliere di sorpresa il danno minimo del tessuto renale puntano nefrologi e medici di medicina generale riuniti al V Meeting Internazionale "Ipertensione, Diabete e Malattia Renale" organizzato dall'Università di Genova in collaborazione con la Società Americana di Nefrologia.



Giacomo Deferrari, nefrologo, spiega perché la prevenzione ormai è una scelta necessaria chiarendo che "negli ultimi decenni il quadro delle malattie renali si è modificato passando dalle nefriti immunologiche in declino, al danno renale da ipertensione, diabete, obesità. Insomma le nefropatie del benessere. Oggi sappiamo che avere una lieve insufficienza renale espone a rischi cardiovascolari altissimi, la prevenzione serve a individuare i soggetti a rischio alto e lieve. Pensare che basta un semplice e poco costoso esame delle urine, prescritto invece di rado, per capire come lavorano i reni".



I più recenti studi internazionali dimostrano la correlazione tra fattori di rischio tradizionali e malattia renale; tra dislipidemia, infiammazione, conseguenti livelli alterati di proteina C reattiva e perdita di proteine con le urine, la cosiddetta microalbuminuria.
Allora ai 17 milioni di italiani che si stima potrebbero essere affetti da un'insufficienza renale lieve o moderata (negli Stati Uniti sono 63 milioni) e ai 4 milioni con malattia renale di vario grado accertata, i nefrologi non risparmiano interventi pesanti: abbassare gradualmente e sempre di più i valori pressori (un terzo degli ipertesi va in dialisi), tenere a bada il diabete (il 60% dei diabetici sviluppa ipertensione e nefropatia diabetica), ridurre l'ipercolesterolomia, e poi in picchiata diete ipoproteiche sull'utilità delle quali molto si discute, associate a cambiamenti, duri da seguire, dello stile di vita. Che tradotto significa assumere per tutta la vita da tre a cinque farmaci.



Ma la vera scommessa riguarda le persone che non sanno di essere ipertese o diabetiche, quelle che hanno un'ipertensione lieve o una glicemia appena sopra il valore normale.
"L'utilizzo di test diagnostici poco costosi e molto sensibili come l'albuminuria e la cretininemia sono utili per i pazienti a basso rischio e per far emergere la patologia sommersa", dice Roberto Pontremoli del Dimi di Genova, "in particolare i livelli di microalbuminuria, da 30 a 300 mmg, rappresentano un marker integrato di rischio cardiovascolare e aterosclerotico".



Infatti, valori di albuminuria tra 15 e 30 mmg indicano un aumento del passaggio di proteine e un'alterazione dell'endotelio renale, in pratica quello che gli specialisti chiamano "danno d'organo subclinico" silente e pericoloso: da fermare subito.





Fonte: Republica Salute 21/03/06

21/03/2006

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